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Festival del cinema di Venezia: 4 italiani in corsa

29 luglio 2008

Saranno ben quattro i film italiani in corsa in questa 65/a edizione della Mostra internazionale del Festival del Cinema di Venezia (27 agosto-6 settembre). Correranno per il Leone d’Oro: il film di Pupi Avati, ‘Il papà di Giovanna”; quello di Pappi Corsicato, ‘Il seme della discordia’; Marco Bechis, ‘Birdwatchers’ e, infine, il film di Ferzan Ozpetek, ‘Un giorno perfetto’.

IL PAPA’ DI GIOVANNA di Pupi Avati, con Silvio Orlando, Alba Rohwacher, Francesca Neri, Ezio Greggio, Serena Grandi (distribuzione Medusa, produzione DueA film -Medusa)). Bologna 1938 – Michele Casali (Silvio Orlando) si trova a vivere una situazione disperata: la figlia adolescente Giovanna (Alba Rohwacher), ha ucciso per gelosia la sua migliore amica. La ragazza viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico a Reggio Emilia dove rimarra’ fino al ’45. Il padre si trasferisce li’ per starle vicino. Da sempre i due hanno un legame particolare, forse patetico, dal quale avevano esclusa la mamma Delia (Francesca Neri), la quale dopo la tragedia decide di non rivedere piu’ Giovanna. Testimone della vicenda, un ispettore di polizia (Ezio Greggio), amico del protagonista.

IL SEME DELLA DISCORDIA di Pappi Corsicato con Caterina Murino, Alessandro Gassman, Martina Stella, Michele Venitucci, Isabella Ferrari. (distribuzione Medusa, produzione Rodeo Drive-Medusa). Ispirato molto liberamente a un racconto di Heinrich von Kleist, La marchesa von…, il film racconta di una coppia sposata (Alessandro Gassman e Caterina Murino), entrambi lanciati nelle loro carriere: lui e’ un rappresentante di fertilizzanti, lei una commerciante che ha ereditato una boutique dalla madre e che ora vuole aprire un concept store. Un giorno lei scopre di essere incinta proprio quando al marito viene diagnosticata l’infertilita’. Il seme della discordia tocchera’ temi molto attuali: la sterilita’ maschile, le coppie over 30 che non si decidono mai ad avere figli e anche il dramma se scegliere o meno per l’aborto.

BIRDWATCHERS (LA TERRA DEGLI UOMINI ROSSI) di Marco Bechis con Claudio Santamaria, Chiara Ceselli, Alicelia Batista Cabreira, Abrisio De Silva Pedro (distribuzione 01. produzione Classic-Rai Cinema). Mato Grosso do Soul (Brasile): i fazendeiro conducono la loro vita ricca e annoiata, possiedono campi di coltivazioni transgeniche e trascorrono serate in compagnia dei turisti venuti a guardare gli uccelli. Fuori delle loro proprieta’, cresce il disagio degli indio, un tempo legittimi abitanti di quelle terre, costretti a lavorare in semi schiavitu’ o suicidarsi per disperazione. Proprio un gesto disperato scatena la ribellione: due mondi contrapposti si fronteggiano, ma a provare la curiosita’ uno dell’altro sono i giovani.

UN GIORNO PERFETTO di Ferzan Ozpetek con Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Monica Guerritore, Valerio Binasco, Nicole Grimaudo, Stefania Sandrelli (distribuzione 01). Tratto dall’omonimo romanzo di Melania Mazzucco (Rizzoli), prodotto da Fandango con Rai Cinema, Un giorno perfetto racconta le 24 ore precedenti una tragedia familiare. Emma (Isabella Ferrari) e Antonio (Valerio Mastandrea), sposati e con due figli, sono separati da un anno. Emma e’ andata ad abitare dalla madre con i bambini, Antonio vive solo nella casa dove una notte si sentono degli spari. Il film racconta anche altri personaggi come l’onorevole Elio Fioravanti (Valerio Binasco) in giro per comizi elettorali e una realta’ caotica tra tangenziali di periferia e le strade del centro, aule scolastiche e bus affollati, lavori precari in un call center, i ricchi e i poveri.

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L’esercito italiano a misura di “bambino”

9 luglio 2008

L’Esercito italiano cambia colore! Accanto al tradizionale “verde” compariranno i colori vivaci di un asilo per bambini. E’ Concettina Natillo, la prima mamma soldato d’Italia che vedrà crescere il proprio figlio in un asilo attrezzato all’interno di una caserma, di un’area militare, l’aeroporto ‘Francesco Baracca’ di Casarsa della Delizia (Pordenone) che ospita il V reggimento Aves Rigel.

Concettina ha 25 anni, è primo caporal maggiore e ha un figlio bello e vispo: Luigi di 2 anni e 4 mesi. Questa mattina ha simbolicamente ricevuto le chiavi dell’asilo dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che ha confortato lei e gli altri genitori-soldato presenti all’inaugurazione. “I vostri figli – ha detto il ministro – cresceranno orgogliosi di voi e del luogo in cui muoveranno i primi passi. Questa struttura rafforzerà il loro amore per la Patria e per la famiglia”. La Patria, Concettina l’ha onorata anche partecipando a una missione all’estero, in Kosovo, per sei mesi, nel 2006. La famiglia è quella che ha preso forma proprio qui, nella caserma del V reggimento ‘Rigel’. E’ proprio qui che gli occhi di Concettina hanno incontrato lo sguardo sveglio di Gianluigi Castaldo, 27 anni, attualmente finanziere a Venezia.

E entrambi oggi si dicono entusiasti dell’asilo in caserma, un’idea coltivata con tenacia dal colonnello Edoardo Scafati e realizzato grazie al supporto di tutte le istituzioni civili e dello Stato Maggiore dell’Esercito. L’asilo entrerà in funzione il primo settembre e sarà aperto dal lunedì al venerdì dalle 7:30 alle 17:30. Sarà affidato a una cooperativa di Trieste, L’albero Azzurro, e diretto da Susanna Perazzi. La scuola, dotata anche di uno spazio verde attrezzato, potrà accogliere 49 bambini, anche se per ora gli iscritti sono 33.

L’Esercito italiano, dunque, diventa sempre più “una grande famiglia”. Perché, come ha detto il capo di Stato maggiore Fabrizio Castagnetti oggi a Casarsa, “le caserme non devono più essere solo luoghi di lavoro, ma anche luoghi di vita”.

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GB: ad un anno dallo “smoking-ban” 400mila fumatori in meno!

30 giugno 2008

Quattrocentomila fumatori in meno, oltre due miliardi di sigarette scomparse dagli scaffali dei rivenditori e circa quaranta mila vite umane salvate da morte certa nei prossimi dieci anni.

Lo “smoking-ban” inglese – ovvero il divieto di fumo assoluto in locali pubblici – compie domani un anno e si compilano i primi bilanci: un successone. “Questi dati raccontano del più massiccio crollo mai registrato da quando si monitora la situazione fumo”, ha detto all’Independent Robert West, direttore del dipartimento studi sul tabacco della ‘University College’ di Londra (UCL) e responsabile della ricerca.

“Gli effetti – ha aggiunto – si sono fatti sentire in tutti gli strati sociali, tra i poveri come tra i ricchi. Onestamente non mi aspettavo un impatto così consistente”. I risultati dello studio – patrocinato dall’associazione ‘Cancer Research’ – verranno presentati domani alla conferenza ‘anti-fumo’ di Birmingham. I dati presentati sono poi ancora più sbalorditivi perché questa è la prima volta al mondo che vengono analizzati unicamente gli effetti di uno smoking-ban senza tenere in conto altre misure di dissuasione.

“Il divieto era stato introdotto in locali e luoghi pubblici per proteggere la salute dei lavoratori dagli effetti deleteri del fumo passivo”, analizza Jean Kingdi ‘Cancer Research’, “ma ha incoraggiato la gente a smettere del tutto: ora abbiamo bisogno di un piano quinquennale nazionale”. I numeri sono infatti molto incoraggianti. Nei nove mesi che hanno preceduto l’entrata in vigore della legge avevano smesso di fumare l’1,6% dei britannici mentre nei nove messi successivi la percentuale é salita a 5,5%. Oggi, dunque, circa il 22% della popolazione maschile britannica cade sotto l’etichetta “fumatori”. “E se il ministero della Sanità riesce a incoraggiare lo slancio che il divieto ha creato”, ha aggiunto il professor West, “nei prossimi 10 anni potremo realisticamente arrivare al 15%”.

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Grazie!!!

7 giugno 2008

Ciao… questa è una buona notizia… ma per me!!! L’esame che prevedeva la creazione di questo blog è andato benissimo: 30 e lode!!! Ringrazio tutti voi che mi aveve visitato e spero continuerete a farlo… perchè io continuerò a tenere questo blog. Ciao e buona lettura!!!

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Usa: sperimentata acqua potabile gm

3 giugno 2008

L’acqua è il bene più prezioso per l’umanità. Arriva dalla genetica la tecnica che permette di trasformare l’acqua non potabile in potabile. Si tratta dell’acqua potabile gm, nella quale frammenti di materiale genetico sono utilizzate per bloccare la replicazione di virus e batteri, e quindi per purificarla. La tecnica, ancora sperimentale, è stata presentata a Boston nel congresso della Società Americana di Microbiologia. Nei test finora eseguiti nella Duke University, i ricercatori che l’hanno messa a punto sono riusciti a bloccare l’attività di un fungo molto comune nell’acqua. Un metodo come questo, secondo gli studiosi, permetterebbe di risolvere il problema della sicurezza dell’acqua potabile nei Paesi in via di sviluppo. Per i ricercatori potrebbe essere una soluzione anche per i Paesi avanzati, come alternativa a cloro e raggi ultravioletti.

La tecnica si chiama interferenza dell’Rna e consiste nell’azionare interruttori molecolari chiamati micro-Rna per accendere o spegnere i geni. Finora utilizzata in molti campi della ricerca biomedica, per la prima volta questa tecnica viene applicata in campo ambientale. “I nostri dati dimostrano che è possibile silenziare l’azione di uno specifico gene in un fungo che vive nell’acqua”, ha detto la responsabile del progetto, Sara Morey. “Riteniamo – ha aggiunto – che l’interferenza dell’Rna promette di diventare uno strumento per silenziare geni al fine di controllare la proliferazione di batteri e virus che vivono nell’acqua”.

 

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Riapre la filarmonica di Berlino

3 giugno 2008

Brani di Johannes Brahms, Carl von Weber e Richard Strauss eseguiti dalla Deutsches Symphonie-Orchester hanno riaperto ieri sera a Berlino l’attività musicale della Filarmonica, per la prima volta dopo l’incendio del 20 maggio scorso.

L’incendio alla Filarmonica era stato provocato da un errore durante i lavori di saldatura alla copertura metallica del tetto

La Grande Sala, che ha subito solo lievi danni, era gremita di spettatori accorsi al primo concerto dopo il rogo. Nonostante il tetto ancora provvisorio hanno ripreso a provare nel teatro anche i Berliner Philharmoniker sotto la direzione di Sir Simon Rattle.

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Lo “street-style” si fa strada su internet

3 giugno 2008

Addio passerelle e moda ufficiale, è la strada a lanciare le nuove tendenze grazie allo “Street-style”. Il fenomeno è nato oltre dieci anni fa sulle pagine dell’inserto domenicale del «New York Times», che per primo fotografò le scelte d’abbigliamento di comuni passanti, trasformandole in vere e proprie icone del vestire contemporaneo.

Scatti “normali” a gente “normale”: sono queste le caratteristiche principali della moda della strada, non importa, infatti, che modelli e modelle proposti siano belli, snelli e giovani, ma che il loro “look” significhi qualcosa. Così, le più interessanti passerelle sfilano tra le strade di Roma, Parigi, Londra e Stoccolma. E, senza problemi di etichette, loghi e prezzi, questo fenomeno sta rivoluzionato il concetto stesso di moda, cancellandone l’aspetto irraggiungibile.

Dalle pagine del «New York Times» a quelle virtuali di internet, questa voglia di raccontare e raccontarsi è riesplosa negli ultimissimi anni: numerosi sono i blog aperti sull’argomento, dove milioni di ragazzi e ragazze possono pubblicare i propri “outifits” e contemporaneamente vedere e commentare foto provenienti da tutto il mondo, facendo vivere così allo “Street-style” una seconda, e ancora più florida giovinezza.

Tutto comincia, o meglio ricomincia, più o meno due anni fa, quando, il fotografo Scott Schuman inaugura il blog “The Sartorialist”, che, con i suoi scatti a gente comune della “Grande Mela”, è diventato oggi un vero punto di riferimento tanto per i semplici appassionati di moda ‘street’, quanto per chi abita i piani alti dell’industria dello stile

Con un semplice click è possibile quindi scoprire, commentare e perchè no “scopiazzare”, le tendenze in voga a Tokio o Singapore, prendere spunto dal look acqua e sapone e bohèmienne delle parigine, o ancora scoprire in anteprima le nuove mode che impazzano tra i giovani londinesi. E in Italia? Da poco anche nel nostro Paese esiste un blog dedicato esclusivamente allo “Street-style”: il milanese “pradandmeatballs.blogspot.com”,e anche “style.it” il sito internet delle riviste “Vogue”, “Vanity Fair” e “Glamour” offre una sezione dedicata al fenomeno della moda in strada, dal titolo “Street Memo”.

Il successo del fenomeno “Street style” è facilmente spiegabile, infatti, i volti e lo stile delle persone fotografate sono molto più interessanti e stimolanti di quelle dei protagonisti dei “red carpet”, così lontani per cultura, stili di vita e modi di vestire ai cosiddetti “comuni mortali”.

Inoltre, questi blog danno la possibilità di volare in un attimo da una parte all’altra del mondo e senza barriere spazio-temporale, giovani londinesi o berlinesi possono vedere come si vestono i loro coetanei a New York, e magari commentare gli stili proposti con una ragazza di Roma o Milano, dando così vita a un tam-tam digitale che sta diventando un vero e proprio fenomeno mondiale in cui tutti, fotografi, fotografati e commentatori, diventano protagonisti.

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Milano fa mostra dei premi Nobel per la pace

3 giugno 2008

Martin Luther KingI premi Nobel della pace sono in mostra a Milano: 94 ritratti a china e carboncino realizzati dell’artista ungherese Monika Hafner (Budapest 18 gennaio 1968), che dal 2003 si dedica a questo progetto aggiornandolo di anno in anno, affinché rimanga una mostra che continua a vivere e a trasmettere speranza. Da oggi e fino al 3 luglio sono esposti alla Fondazione Metropolitan.

Sono qui presentati tutti coloro che ebbero il pregio e la sorte di meritare nel corso dell’ultimo secolo e all’inizio del nuovo millennio i premi Nobel per la Pace.
Si tratta, ovviamente, di uomini e di donne straordinarie, che hanno segnato in qualche modo il destino stesso del mondo: in alcuni casi illuminando la propria esistenza con avvenimenti appariscenti, in altri casi agendo come tessitori instancabili di idee e di iniziative, sempre volte al benessere dell’umanità e dei popoli.

Dalla sorridente Rigoberta Menchu allo sguardo fiero di Henry Kissinger e agli occhi espressivi di Martin Luther King. C’e’ anche il ritratto di Muhammad Yunus, inventore del microcredito, Lech Walesa, leader di Solidarnosc, e poi Yasser Arafat vicino a Yitzhak Rabin e Shimon Peres.

Ad ogni ritratto è stata aggiunta una breve biografia, affinché non restino soltanto un’opera artistica ma servano alla divulgazione storica del secolo scorso.

 

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La moda detta l’ultima tendenza. Il guardaroba diventa “in affitto”

3 giugno 2008

Cosa indosso oggi? Un interrogativo che affligge milioni di donne (e non solo) tutti i giorni. Passiamo ore davanti all’armadio aperto in attesa di una “illuminazione”. Pensate se ogni giorno suonasse alla vostra porta, magari mentre siete assalite da mille dubbi sul vostro look, l’abito “perfetto” per quella giornata.Sogno? No, realtà anche se per il momento è una realtà limitata almeno in Italia. La tendenza del “guardaroba in affitto” che soffia dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti sta attecchendo anche in alcune città italiane: ad averne il primato è Brescia, ma molto presto contagerà le boutiques delle nostre città.

Siete curiose di sapere come funziona? Ci si reca al negozio che aderisce all’iniziativa, ovviamente, e si sceglie lo “style” che si vuole indossare: romantica o sportiva? Sexy o elegante? Fatto questo si concorda il look per ogni giorno della settimana e così ogni mattina vi arriverà a casa “l’abito giusto”, lavato, stirato e pronto per l’uso… ovviamente in affitto!!!

Altre “glam chic” che provengono dagli Stati Uniti ma che stanno riscuotendo un enorme successo anche in Europa sono: il “baratto party” dove ci si incontra tra amiche e ci si scambia tutto quello che finisce sul fondo dell’armadio, dagli accessori ai vestiti, dai libri ai cd; e il “dress crossing” dove un gruppo di amiche dopo aver creato una cassa comune, con una modica somma ciascuno, si dedica allo shopping sfrenato, l’unica regola è di far “girare” gli acquisti tra tutti i membri del gruppo.

 

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Egitto: il mistero della quarta piramide

3 giugno 2008

E’ l’inconfondibile profilo delle piramidi di Cheope, Chefren e Micerino a rendere unica la valle di Giza in Egitto; eppure la più bella di tutte era un’altra, a qualche chilometro di distanza, e le eclissava per dimensioni, maestosità e ricchezza.

A far luce sul mistero della quarta piramide di Giza, quella perduta del faraone Djedefra – successore di Cheope durante la quarta dinastia – è ora un gruppo di archeologi internazionali che per anni ha scavato minuziosamente ad Abu Rawash, a una decina di chilometri a nord-ovest di Giza, dove si trovano i resti del monumento funerario, rivelando particolari inediti anche sull’enigmatico faraone cui è dedicato. Le ultime scoperte, come anticipa El Mundo, sono raccontate in un documentario che uscirà nei prossimi mesi per History Channel.

La “piramide perduta”, i cui resti si trovano appunto ad Abu Rawash ha dato origine negli anni a leggende e supposizioni, a partire dal suo stato considerato finora incompiuto. Gli archeologi, però, non sono d’accordo: non solo la piramide era stata completata, ma era addirittura la più alta di tutto il complesso (Cheope, Chefren e Micerino) e i materiali usati per edificarla erano di qualità più pregiata . In epoca romana venne poi smantellata e la pietra fu riutilizzata per edificare altre opere al Cairo, spiega Zahi Hawass, segretario generale del consiglio supremo delle antichità egizio.

Gli scavi sono durati dodici anni e danno una nuova interpretazione su molti dei misteri legati all’oscuro Djedefra, fra cui la sua scelta di edificare la piramide non nella piana di Giza, come i suoi predecessori, ma in un luogo più appartato ed elevato. A lungo si era pensato che in qualche modo il faraone fosse caduto in disgrazia, ma oggi Hawass ritiene che quella di distanziarsi dalla famiglia sia stata una scelta personale per sottolineare la propria indipendenza e per porre la propria tomba più in alto, vicino al Sole, che il faraone adorava.

La piramide di Djedefra era imponente e secondo gli ultimi calcoli superava di 7,62 metri la piramide di Cheope, alta 146 metri. Ognuna delle singole facce, alla base, misurava 122 metri e l’angolo di inclinazione era di 64 gradi, nonostante una variazione che impediva all’edificio di cadere. Fu usato granito rosso di Assuan, lo stesso utilizzato per la piramide del padre Cheope, che arrivava da oltre 800 chilometri di distanza attraverso il Nilo. Per edificare la piramide ci vollero otto anni di lavoro e oltre 15mila persone: ogni singola “mattonella” pesava 25 tonnellate e per sollevarla servivano 370 persone.

Solidissima, enorme, destinata ad accogliere con tutti gli onori il faraone nel passaggio all’altra vita. Nelle vicinanze del monumento funerario, che sarà visitabile dal 2009 solo all’esterno, sono stati ritrovati anche moltissimi contenitori per le offerte al faraone. E anche l’esterno manifestava tutta la maestosità del sovrano: la piramide era ricoperta da granito lucidato e da una lega di oro, argento e rame che al sole brillava, in segno di potere.